Modal Jazz Harmony
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I voicing modali hanno caratteristiche del tutto originali rispetto a quelli della jazz harmony tradizionale.

Proviamo a esplorarne vari aspetti.
Possiamo imbatterci, o generare, delle successioni di accordi, in cui non vediamo con chiarezza un senso armonico compiuto, un riferimento preciso a una tonalità.
Innanzitutto appaiono "fuori contesto" se paragonati a una successione armonica tradizionale, senza relazioni apparenti tra di loro.

Eppure suonano bene …
Ascolta l'audio dell'esempio:
Non sono facili da siglare con il metodo tradizionale. Il risultato in alcuni casi è addirittura inquietante, come in questo caso ...
Esempio 2
Si potrebbero usare altre sigle, se ne potrebbe discutere a lungo, ma non risolveremmo granché con questo approccio, i risultati sarebbero sempre poco confortanti.

Riesci a immaginare cosa uscirebbe fuori dando queste sigle a un malcapitato pianista, o chitarrista?
Magari da leggere a prima vista?
È così che terminano certe amicizie … :-)

Una buona soluzione potrebbe essere usare delle sovrapposizioni, degli slash chord.
Esempio 3
Quest'ultima notazione rende sicuramente più "suonabili" questi accordi: un pianista o chitarrista produrrebbero dei suoni più coerenti alle sigle, ma qui c'è dell'altro in gioco.

Per entrare con più consapevolezza in queste sonorità, è fondamentale identificare le "sorgenti modali" di armonie di questa natura. Ciò permetterebbe di poter manipolare i voicing, comporre, arrangiare, improvvisare su delle sigle apparentemente un po' aliene.

Osservali nel prossimo esempio, con delle fondamentali informazioni aggiuntive.
Qualcosa è più chiaro.
Esempio 4
Con questo nuovo punto di vista, possiamo più agevolmente provare a sviluppare materiale melodico su questi voicing: comporre, improvvisare, arrangiare.

Perché sono certo di queste fonti? È il risultato di un percorso di molti anni di studio e approfondimento, un metodo affinato dopo tanto brancolare nel buio, che ora mi piacerebbe condividere.

Gli indizi più importanti e rivelatori sono le note caratterizzanti di ogni modo, che spesso danno indicazioni univoche.

Viene da dire: ma ora, identificati dei modi plausibili, non si potrebbe cercare di capire a quali gradi di una scala, di una tonalità appartengono?
Si chiarirebbe qualcosa in più?

Ecco il risultato.
Esempio 5
È evidente che questa informazione non serve a stabilire un contesto: ogni accordo ha una provenienza tonale differente, nessun senso di tonalità viene espresso compiutamente.

Per esempio non vi è alcuna sensazione di un centro di gravità armonica: non vi è un punto di arrivo ben definito che ci fa sentire un arrivo a "casa", come avverrebbe in un contesto tonale.

Questa è una distinzione fondamentale tra ambiente tonale e modale: le gerarchie spariscono, sostituite da altri parametri che possono indicarci la strada per costruire successioni armoniche del tutto nuove e sorprendenti, con combinazioni pressoché infinite.

Sono gli universi modali, che si affiancano, si susseguono, mantenendo la loro integrità pur combinandosi tra loro in vario modo. Una vera rivoluzione del linguaggio armonico tradizionale.

Osserva queste caratteristiche che ci allontanano dai voicing tradizionali:

mancano spesso le note guida, 3 e 7;
note a volte poco interessanti come 4 e 5 diventano importanti;
la successione delle fondamentali al basso ha molti metodi di costruzione, in questo caso c'è un modello intervallare discendente:
2 maggiore – 3 minore – 2 maggiore;
lo stesso vale per le successioni delle lead, le note al canto;
questi accordi esprimono colori, dark o bright, ma non funzioni armoniche (accordo di tonica, dominante, sostituzioni etc.);
nessuna urgenza di risolvere al successivo, potrei fermarmi su qualunque di essi …

Guarda il prossimo esempio. Nel primo pentagramma trovi l'originale, nel secondo gli accordi disposti in ordine inverso (retrogrado), nel terzo – sorpresa! – gli stessi accordi sono organizzati nella linea dei bassi come un tradizionale turnaround I - VI - II - V, ma con una sonorità del tutto nuova!
Esempio 6
Ascolta anche questo esempio, gustane le sonorità, osserva che non c'è gerarchia tra gli accordi, immagina che senso di libertà può dare un simile linguaggio.
Chi utilizza questo linguaggio armonico?
Quali sono i musicisti che hanno esplorato questi territori?


Sono moltissimi, tutti grandi innovatori del jazz:
da John Coltrane a Bill Evans,
da Wayne Shorter a McCoy Tyner,
da Joe Henderson a Herbie Hancock,
da Kenny Wheeler a Dave Holland,
da Bob Brookmeyer a Maria Schneider o Dave Liebman,
da John Abercrombie a Ralph Towner o Pat Metheny,
e tantissimi altri, nel jazz contemporaneo.

Per dare un'idea di possibili utilizzi e prospettive, chiudo queste poche righe con un esempio in cui ho orchestrato per cinque fiati e una sezione ritmica questi voicing.
I primi due accordi sono ripetuti, la successione armonica risulta dunque di 6 battute .

Nel primo ritornello suona prima la sezione ritmica e po il sax baritono con la chitarra; nel secondo ritornello prima entra la sezione fiati e poi il sax soprano con una melodia, doppiata nella parte finale dalla chitarra: potrebbe essere l'inizio di un viaggio, no?
Il tutto cucinato in un groove moderno in 5/4.

Ascolta il risultato seguendo la partitura.
Avvicinandosi a questo mondo possono sorgere spontanee alcune domande.

Come si costruiscono questi accordi?
Come posso orientarmi sulle loro qualità?
Come si collegano tra di loro?
Come si crea una sequenza di fondamentali?
Come scelgo le note al canto?
È un territorio completamente libero, senza nessun riferimento?


Le risposte ci sono, ma non si possono ridurre a un elenco puntato,
con qualche regolina da applicare.

Come ho accennato, ho deciso di condividere i frutti di una ricerca in questo campo che porto avanti da molti anni, di rendere disponibili
le mie conoscenze e le mie scoperte.

Se sei interessato, incuriosito,
se vuoi saperne di più,
dai un'occhiata a questa pagina,
di cui ti lascio il link:
penso che possa veramente interessarti.
Modal Jazz Harmony

Grazie dell'attenzione.
Roberto Spadoni

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